martedì 29 marzo 2011

Esclusivo: parla DiBenedetto "La mia Roma all'americana"..!

Cita Ralf Waldo Emerson, filosofo americano dell'Ottocento. "Il marchio invariabile di un sogno è vederlo realizzarsi". "E il mio sogno - aggiunge - è esattamente quello di milioni di tifosi: fare della Roma uno dei primi club del mondo. Una squadra capace di vincere lo scudetto ogni anno e di essere finalmente competitiva in Champions League". Thomas DiBenedetto parla da Boston, qualche ora prima di imbarcarsi sul volo che stamattina lo porterà a Roma, dove lo aspettano per chiudere la trattativa e incoronarlo presidente. "Come dite dalle vostre parti? Tutte le strade portano a Roma... Ecco, mi piacerebbe che un giorno tutti percorressero queste strade per venire a vedere quello che abbiamo realizzato: qualcosa di importante, che duri nel tempo".
Mister DiBenedetto: perché proprio la Roma, come le è venuto in mente?
"Non ho mai pensato ad altri club. Il mio rapporto con Roma nasce dal fatto che l'università in cui ho studiato, il Trinity College, di cui sono ancora un membro del consiglio, organizza da 25 anni un campus a Roma. È una città meravigliosa, poterla rappresentare nel mondo con un veicolo di business e passione tanto importante come il calcio per me sarà una grandissima opportunità".
Lei sarà il presidente, ma non l'unico soggetto coinvolto nell'operazione. Può darci qualche informazione sui suoi soci? Quanto saranno coinvolti?
"Sono miei amici, tutti imprenditori o manager di successo, con le risorse economiche necessarie per questa operazione. E tutti affascinati da questo progetto. James Pallotta, uno dei proprietari dei Boston Celtics di basket, metterà a disposizione le sue competenze sportive, ha già valutato attentamente le potenzialità del club. Michael Ruane vanta una carriera di successo nei fondi di investimento e nel settore immobiliare, sarà coinvolto soprattutto nel progetto del nuovo stadio. Richard D'Amore è un esperto dei new media e servirà a sviluppare quel settore"..
Avete già in mente un organigramma preciso? Finanziario, tecnico, sportivo?
"Nei prossimi giorni contiamo di chiudere la trattativa con UniCredit (l'incontro comincerà stamattina e andrà avanti a oltranza finché le parti non avranno trovato l'accordo conclusivo, n.d.r.), credo sia prematuro parlare di nuovi organigramma. Abbiamo il massimo rispetto per le persone che lavorano ora nella Roma, parleremo con loro. Ma abbiamo anche le nostre idee e ci impegniamo a creare il miglior team possibile, in campo e fuori. Metteremo insieme persone capaci di scovare talenti e fare una squadra competitiva. È nel nostro interesse: vincere sarà l'unico modo per ottenere un ritorno dei nostri investimenti. Ripeto: l'obiettivo è fare della Roma uno dei primi club del mondo, una squadra di cui la città possa sempre andare fiera, ma ovviamente ci vorrà del tempo".
Quale sarà la prima decisione che prenderà da presidente?
"Sistemare i bilanci, riportare la società nei parametri imposti dal fair play finanziario, visto che attualmente siamo fuori. Questo, comunque, non esclude che si possa da subito allestire un buon team".
A proposito, cosa pensa della squadra attuale? Ha già visto parecchie partite quest'anno...
"Speriamo tutti che riesca a qualificarsi per la Champions. Certo, finora ha tradito le attese, la frustrazione con cui Ranieri ha abbandonato il suo incarico lo testimonia. Recentemente si è ripresa, ma le manca ancora continuità. Confido nei gol di Totti e nelle performance di Vucinic".
Le piace Montella?
"È stato un grande centravanti. Ha portato entusiasmo e nuove energie alla squadra, per quello che ho visto sta facendo bene"..
C'è qualcuno del suo team che sta già lavorando alla squadra della prossima stagione?
"Il mio team è composto da persone che conoscono molto bene il calcio mondiale. Quando sarà il momento, parleremo col management attuale, che sta lavorando molto bene, e valuteremo. Credo che alcuni calciatori saranno ceduti e altri ne arriveranno, almeno cinque o sei nuovi".
Ci racconta il suo impatto con lo stadio Olimpico? Fu un Roma-Inter, giusto?
"Sì, e vincemmo con un gran gol di Vucinic. Quella sera la passione dei romanisti mi travolse, non c'è nulla di paragonabile negli Stati Uniti, forse giusto nel football, qualche sfida tra college davanti a centomila persone. È un peccato, però, che tutto questo tifo a Roma non abbia la struttura adatta: l'Olimpico non gratifica affatto la passione dei romanisti, le tribune sono troppo lontane dal campo, il rumore con la distanza si perde. Anche per questo ci vorrà uno stadio nuovo, e diverso: un impianto all'inglese, che abbia effetti positivi sui calciatori. Una versione moderna di Campo Testaccio".
Conosce un po' di storia della Roma?
"Certo, è una storia gloriosa, anche se non sempre vincente. Ricordo l'ultimo splendido scudetto e la grande Roma degli anni Ottanta, con Conti e Falcao. Noi rispetteremo la tradizione di questo club, anzi cercheremo di onorarla sempre. Io dico che our future is our past".
Sa che il calcio italiano non sta attraversando proprio un momento di splendore?
"Già. È avvilente e preoccupante che le squadre italiane abbiano perso un posto in Champions. Io credo che il problema principale sia la mancanza di stadi di proprietà, confortevoli, accoglienti, capaci di sfruttare anche altri business. Il calcio italiano è così importante per l'economia e la cultura dell'Italia da riflettere spesso l'immagine di tutto il Paese. È tempo che governo e istituzioni facciano qualcosa di concreto per consentire alle società di costruire stadi nuovi. Sarà l'unico modo per tornare vincenti in Europa, per ridiventare un polo di attrazione per i migliori calciatori".
Non ci sono altre vie per tornare competitivi?
"Le nuove tecnologie, innanzitutto. Perciò per la Roma parliamo di "media company": un club che sappia sfruttare le nuove tecniche di comunicazione e i social media. Sarà fondamentale per noi raggiungere ogni parte del globo, ci consentirà di vendere meglio il nostro merchandising e, in questo modo, di aumentare i ricavi e comprare giocatori più forti".
Ci consenta un po' di provincialismo sul finale. Cosa sa della Lazio?
"Le racconto un aneddoto: l'anno scorso partecipai all'anniversario di quel campus universitario di cui le parlavo prima. Ci andai con una sciarpa giallorossa, incontrai gli ex studenti, scoprii che erano tutti romanisti, solo il gestore del campus era un simpatizzante della Lazio. Gli dissi: Speriamo di avere in futuro due squadre forti a Roma, cioè una forte e l'altra fortissima". Fair play e passione, welcome Mister DiBenedetto..!

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