venerdì 10 dicembre 2010

Righetti: "Se i giocatori accettano il turnover, tutta la squadra può riprendersi"..

Quando ricorda «i cazziatoniche ci faceva Pruzzo», Ubaldo Righetti ride. E di gusto. A preoccupare l’ex giocatore giallorosso, infatti, non sono certo le liti in campo tra giocatori «che ci sono sempre state, il Bomber a noi difensori ci faceva neri, in partita e in allenamento», quanto piuttosto i cali di concentrazione della Roma: «E non parlo solo di quello che è successo a Cluj».
Il gol del pareggio di Romania in fondo non contava nulla.
È vero, se fosse stato un episodio casuale non sarebbe interessato a nessuno. Invece alla Roma quest’anno succede spesso. E il problema, non lo scopro certo io, non va sottovalutato.
È una questione atletica o di testa?
Non credo dipenda dal fisico. Penso a Greco, ad esempio. Quando è entrato era fresco, pronto per correre. E invece è stato coinvolto nel calo della squadra. Se mollano due o tre giocatori, si fa presto a fare la frittata.
Alcuni giocatori vorrebbero giocare di più: anche questo può essere un problema?
Non deve esserlo. Ai miei tempi c’erano gli undici titolari e al massimo tre o quattro riserve,
adesso invece non è così. E i calciatori prima lo accettano, prima riusciranno a riprendersi.
Come se ne esce?
Col carattere. E con l’unione. Non vedo altro modo. La squadra, insieme all’allenatore e alla società, deve individuare un obiettivo comune e concentrarsi solo su quello. Il resto, come le chiacchiere, deve essere messo fuori dalla porta. Altrimenti sono guai.
È Ranieri che deve prendere per mano la squadra o i giocatori ce la devono fare da soli?
Questo non lo so, sono cose che vengono naturali e che partono dallo spogliatoio. Dove quello che succede non si dovrebbe mai venire a sapere.

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