Dopo aver visto festeggiare all’Olimpico il Napoli di Mazzarri, la Juventus di Delneri, il Palermo di Delio Rossi, il Brescia di Iachini (perché il loro pareggio qui vale come una sconfitta) persino il redivivo Amauri con tanto di colpo di tacco, alle umiliazioni della stagione romanista mancava il gol di Stankovic da tre punti sotto la Curva Sud. Puntuale, è arrivato ieri sera, quando il suo tiro sotto l’incrocio ha praticamente chiuso l’annata giallorossa: una sconfitta in casa in semifinale di Coppa Italia vale quasi l’eliminazione a meno di clamorosi miracoli, a questo punto difficili da credere, l’11 maggio a San Siro. Dove la Roma se non il
gioco, se non i gol, se non il talento, trovi almeno l’orgoglio di evitare l’ennesima notte da incubo ai suoi tifosi. Che ieri sera all’Olimpico non erano tantissimi, appena 23 mila, con uno spettacolo desolante in Nord – vuota – e splendido in Sud dove prima c’è stata la coreografia, poi un costante incitamento per tutti i 95 minuti. Non è servito a nulla.
Perché nulla sembra esserci in questa Roma ormai incapace di trovare se stessa. Incapace di fare i gol facili, e pure quelli difficili, incapace di fare le partite della vita, incapace persino di capire che, con un successo, la sua gente sarebbe stata disposta anche a perdonarle tutto quello successo fin qui. Perché è vero che all’Olimpico i romanisti sono pochi, ma quelli che non mancano mai si stringono intorno alla squadra. Lo fanno anche al 9’ quando Borriello mette una palla in mezzo per Vucinic che, non contento dell’errore contro il Palermo, a due passi dalla porta – vuota – inciampa sul pallone. Piove qualche fischio, ma lo stadio continua a cantare. Poco dopo ci prova Taddei (ammonito, salterà il ritorno) ma Julio Cesar esce senza problemi al limite dell’area. Intorno al quarto d’ora la Roma prova a spingere: Pizarro recupera palloni come un forsennato, Riise, che pure deve stare attento a Maicon, si propone e la difesa interista va in affanno, tanto che proprio il brasiliano è costretto a stendere Vucinic. Il montenegrino tenta poi dalla distanza, ma la mira è sbagliata: i tifosi dell’Inter lo fischiano, quelli della Roma pensano solo a cantare “in un calcio che non ha bandiere, siamo solo noi vecchie maniere”. L’Inter, ancora con Stankovic, reclama per un tocco di mano di De Rossi in area ma, anche in questo caso, Rizzoli fa proseguire. Al 30’ è il turno di De Rossi che, dal limite dell’area, spedisce il pallone nella deserta Curva Nord. Montella però apprezza il tentativo e gli batte le mani gridando “bravo, bravo”. Due minuti dopo Rizzoli e Stankovic protagonisti, con l’arbitro che non vede un netto fallo in area dell’interista su Taddei. Il serbo non si smentisce mai contro la Roma e al 45’ pesca il jolly da fuori area, gelando l’Olimpico.
Il primo tempo si conclude coi fischi, il secondo si apre con indifferenza e rassegnazione. Fino a che la Sud traccia la strada: “Quando l’inno si alzerà…”. Al 5’ fallo di Cambiasso su Perrotta, Riise batte la punizione che si infrange sulla barriera. Ancora il norvegese ci prova al 9’ su assist di Taddei ma la mira proprio non c’è. Non c’è neanche quella di Perrotta, che di testa manda alta. Lo stadio è perplesso, Totti in tribuna anche, soprattutto quando Rizzoli sorvola sull’ennesimo fallo nerazzurro a metà campo. La Roma preme, tiene in mano il pallino del gioco, ma pericoli Julio Cesar non ne corre. Montella al 17’ cambia: fuori Borriello, colpito alla testa in modo fortuito da Juan e dentro Jeremy Menez, con Vucinic che passa a fare la prima punta, col francese a sinistra e Taddei a destra.
La Roma non riesce a pungere e se persino uno come Pizarro fallisce tre passaggi di fila vuol dire che la situazione è davvero difficile. Al 28’ si vede per la prima volta Menez, prima bravo a trovare il varco giusto per entrare in area, poi incapace di superare Nagatomo, che anzi travolge. Cambia anche Leonardo, che toglie Milito e mette il fischiatissimo Pazzini. Terzo cambio per la Roma, con Rosi che va a sostituire Cassetti. Lo stadio prova a spingere la squadra “Combattete per noi”, ma la squadra sembra incapace di reagire. Alle 22:37 la Sud canta Campo Testaccio, Totti lascia lo stadio e Rizzoli fischia la fine.
Della partita e della stagione romanista. La speranza è di essere smentiti tra tre settimane, ma ormai non ci crede più nessuno..!
mercoledì 20 aprile 2011
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