martedì 1 gennaio 2013

Marquinhos la rivelazione,Lamela il futuro,Totti sempre fondamentale..!

I GIOCATORI NEI PRIMI SEI MESI CON ZEMAN. L'ANALISI TATTICA - Dopo sei mesi dall'inizio della seconda era zemaniana nella Roma, per molti giocatori le cose sono cambiate. Alcuni si sono affermati, altri sono rimasti in ombra, in pochi sono titolari inamovibili per il tecnico boemo, ma tanti altri si sono rivelati importanti anche partendo dalla panchina e stanno conquistando il proprio spazio in campo. Ecco l'analisi tattica dei singoli giocatori nella prima parte del Campionato sotto la guida di mister Zeman: GOICOECHEA: il fatto che il compianto Franco Mancini, collaboratore tecnico di Zeman, lo avesse fortemente consigliato in tempi non sospetti, ci fa capire come le sue caratteristiche si confacessero con quelle richieste ad un estremo difensore adatto al gioco del tecnico boemo, la cui caratteristica principale è legata al sapere interpretare principalmente il gioco fuori dall'area di porta. Con i piedi nell'impostazione da dietro, nelle uscite fuori dall'area, nel rilancio immediato per il contropiede dopo avere effettuato la parata; a dire il vero quest'ultima capacità si è potuta vedere solo in un frangente, peraltro con un rilancio di mano, in occasione dell'azione che portò al terzo gol della Roma a Siena, quando rilanciò prontamente con le mani per Totti dopo avere effettuato l'intervento. Ma siamo ancora lontani dai rilanci che ribaltavano l'azione a favore dei vari Signori-Baiani-Rambaudi-Bresciani-Roy e Mandelli del Foggia anni '90. Goicoechea si fa preferire a Stekelenburg nelle uscite aeree, sia nel bloccare la sfera che nel respingerla, e difficilmente lascia spiovere palloni in area senza intervenire. C'è da dire comunque che l'accenno all'uscita, salvo poi restare poco fuori della porta, resta però un esempio di come molte sue decisioni siano sempre dettate dall'istinto più che dalla razionalità; un istinto che lo porta per temperamento ad "attaccare" sempre ogni traiettoria aerea, di per sé positivo come concetto e fondamentale tecnico, ma talvolta azzardato. I suoi fondamentali tra i pali sono normali, con una preferenza nel respingere la palla più che nel contenerla, pertanto la presa è un fondamentale non sempre efficace. La reattività è presente e la copertura della porta è sfruttata al massimo quasi sempre; nonostante sembri avviato al mantenimento della maglia da titolare non riesce ancora a uscire dal campo senza avere comunque destato perplessità in alcuni interventi. A livello temperamentale sembra risentire meno, rispetto al collega, degli errori che commette riuscendo a reagire con personalità alle situazioni negative. STEKELENBURG: il difetto che più di ogni altra cosa lo ha messo in difficoltà in questi mesi di permanenza romana è senz'altro la scarsa comunicazione con i compagni (vedi lingua parlata) che si traduce in campo in incomprensioni e scollegamento con il reparto che dovrebbe, lui per primo, guidare da dietro. Il suo pedigree parla da solo ma il suo rendimento è al di sotto di quelle che erano le aspettative; nonostante anche lui, come il collega, sappia disimpegnarsi con i piedi (secondo la scuola di provenienza olandese) il suo resta prevalentemente un posizionamento in appoggio, per sostenere l'azione e girare la palla. Ma quando deve intervenire fuori dall area o in lettura di situazioni che richiedano l'abbandono dei pali per l'intervento la sua titubanza è evidente, così come il delegare al recupero difensivo i compagni. Nelle uscite aeree a dispetto della statura, resta ancora troppo deficitario, specie su traiettorie tese e veloci, sulle quali tende a non intervenire delegando ai compagni il duello aereo; nella copertura della porta cerca di sfruttare i centimetri a disposizione, ma spesso quando il tiro è vicino ai piedi si fa sorprendere; a livello temperamentale sembra non avere uno spessore tale che possa consentirgli di superare adeguatamente gli errori. LOBONT: professionista encomiabile, la sua partecipazione all'interno dello spogliatoio è attiva e concorre all'armonia del gruppo; sa guidare molto bene la difesa e le sue qualità migliori si sposano alla perfezione con quelle zemaniane, perchè la sua capacità di sapere agire anche fuori dalla porta è evidente. Pur avendo una discreta reattività i suoi fondamentali tra i pali sono, per il calcio moderno, un po' limitati dalla fisicità non elevata che gli concede una copertura della superficie di porta non eccelsa. PIRIS: suo il minutaggio tra i più elevati della squadra, la sua ascesa di rendimento va di pari passo con quella della squadra, e l'impressione è che sia tra i giocatori che risentano maggiormente del rendimento della squadra stessa. La sua reattività lo aiuta molto nelle diagonali difensive ma soffre troppo avversari dotati dell'allungo, sui quali fatica a contenere obbligando le coperture dei centrali difensivi; riesce meglio con avversari rapidi e che cercano l' 1 contro 1. La foga di certi interventi difensivi culmina talvolta in maldestre respinte, due delle quali hanno provocato il gol di Mauri nel derby e l'espulsione di Marquinhos contro il Milan, entrambe di testa e il cui fondamentale non sembra irreprensibile . Nella fase di spinta, dopo un avvio interlocutorio, ha via via preso confidenza con i tempi e gli automatismi della squadra, tanto che se all'inizio gli accadeva spesso di attaccare uno spazio inesistente o con i tempi sbagliati, ora è sempre più ficcante e continua la sua spinta alla quale manca solo una certa qualità nel fondamentale del cross, che talvolta potrebbe essere più preciso. BURDISSO: la sua professionalità è proporzionale alla voglia di essere protagonista, tanto che il suo scarso utilizzo complessivo potrà condizionare molto le sue scelte di inizio 2013 in sede di mercato. Titolare iniziale a fianco di Castan, ha finito per pagare l'esplosione di Marquinhos e la sua ritrosia iniziale ad adeguare i suoi concetti difensivi a quelli del tecnico (praticamente agli antipodi). Al di là del fatto che la ricerca del pressing nella metà campo offensiva da parte della squadra sia molto spiccata, così come il cercare di stare corti mantenendo le giuste distanze tra i reparti, è ormai assodato il fatto che sulla palla scoperta, cioè non pressata, il dogma del boemo porti la linea a salire anziché (come in ogni scuola calcistica) a scappare togliendo profondità all'avversario e coprendo l'imbuto centrale. La velocità non eccelsa di Nicolas ha finito per acuire ulteriormente la sua difficoltà nell'attuare una tattica difensiva che mantenga la linea a 4 molto alta, tanto che le sue problematiche maggiori sono risaltate nelle rimonte subite ad inizio stagione. Alla fine un tacito compromesso gli ha reso giustizia, laddove in gara, a seconda dei momenti, cerca di abbassare la linea applicando l'elastico difensivo e riuscendo a togliere profondità importanti all'avversario di turno. MARQUINHOS: una rivelazione e, soprattutto, il giocatore sul quale ha svoltato la fase difensiva della Roma. Con la sua velocità di base di grande livello maschera e limita in maniera totale e decisiva gli spazi che si aprono alle spalle della linea (secondo i concetti espressi nelle righe sopra) recuperando palloni su palloni e chiudendo su avversari lanciati a rete o che sono in procinto di tirare. La sua adesione totale ai dogmi difensivi zemaniani lo porta spesso ad abusare della spregiudicatezza della linea e risultano pertanto preziosissimi gli equilibri che Castan e Burdisso riescono a dare attraverso i loro movimenti di copertura. La giovane età gli regala una dose di incoscienza che se al momento può essere apprezzabile, col passare del tempo dovrà trasformarsi in un minimo di razionalità, in quanto un difensore non può essere puro istinto. La sua strapotenza atletica maschera altresì alcuni suoi difetti tanto che al momento non è facile individuarli in maniera netta, se non in una tecnica normale che va affinata. CASTAN: con Marquinhos forma una coppia difensiva di centrali molto affidabile che si completa per caratteristiche, dove il giovane virgulto mette a disposizione la sua velocità e Castan la sua fisicità e conoscenze tattiche per rendere compatta la linea nell'imbuto centrale; molto scaltro e attento in marcatura, sa farsi rispettare sia nei duelli aerei, dove è autentico dominatore (solo 2 infatti i gol subìti dalla squadra su colpo di testa), che quando deve fare valere il suo fisico; paga talvolta nei confronti di avversari che lo puntano nell' 1 contro 1 perchè è un giocatore di grande temperamento e non sempre si accontenta di temporeggiare l'avversario ma pretenderebbe di sradicargli il pallone dai piedi in maniera pulita e poi potere ripartire col disimpegno; disimpegno che effettua sempre in maniera efficace e con grande personalità, consentendo alla squadra un impostazione adeguata sin dalla linea difensiva; nella lettura difensiva delle situazioni riesce ad essere razionale ed equilibrato, tanto da dare copertura all'atteggiamento sfrontato di Marquinhos, sicuramente il più zemaniano (come atteggiamento tattico) dei difensori giallorossi; dopo qualche diatriba in campo nei confronti della guida tecnica (vedi Genova, dove contravvenne alle direttive difensive del boemo in maniera plateale) si è trovato una sorta di tacito incontro a metà strada tra quello richiesto dal boemo e le conoscenze dei giocatori di esperienza e personalità come appunto lui e Burdisso, che cercano si di tenere la linea molto alta ma anche di togliere profondità all'avversario nei momenti della gara in cui lo ritengano opportuno; comunque un acquisto azzeccatissimo e di sicuro affidamento per i prossimi anni. BALZARETTI: il fatto di non avere svolto pienamente la preparazione estiva con Zeman e il fatto di avere disputato un europeo prolungando la sua stagione gli ha impedito una progressione atletica che ha condizionato molto il suo rendimento. Nonostante tutto si può dire che la sua spinta è presente e continua e generalmente efficace nello sviluppo delle geometrie, specie sulla catena di sinistra con Totti, ma l'impressione è che debba dare ancora più intensità e soprattutto qualità alle rifiniture dall'esterno. I suoi traversoni sono infatti troppo spesso fuori misura o mancano di intensità e qualità (talvolta a mezz'altezza e non radenti o aerei come dovrebbero essere); le sue diagonali non sempre sono puntuali e in alcune occasioni si è fatto sorprendere concedendo la segnatura all'avversario. TADDEI : troppo scarso il suo impiego per potere essere giudicato. C'è da dire che il suo ruolo di rincalzo agli esterni rimarrà tale fino alla fine della stagione, salvo operazioni nel mercato di gennaio; dopo una fase iniziale del ritiro durante la quale sembrava potesse ricavarsi spazi importanti, l'infortunio lo ha definitivamente messo out. Come Perrotta siamo comunque sicuri che saprà farsi trovare pronto al momento del suo rientro, se verrà chiamato in causa, perchè il suo attaccamento alla maglia è un dato di fatto. DODÒ: lo inseriamo nel reparto dei difensori anche se, per il calcio italiano, è un atipico in quanto le sue caratteristiche sono quelle di un giocatore di fascia votato esclusivamente alla fase offensiva. La sua fase difensiva si limita allo sfruttamento delle sue straripanti capacità organiche di corsa che gli consentono recuperi istantanei ma ci fermiamo qui, perchè tatticamente e come capacità difensive non brilla sicuramente. La sua corsa negli spazi e la sua visione offensiva fanno di lui un incursore che, se ben sfruttato, può essere letteralmente devastante e incisivo in ogni contesto di gara e avversario. Quando il suo recupero fisico sarà totale, anche i tempi, le distanze e il ritmo sapranno regalare alla Roma un giocatore che sarà probabilmente un crac del campionato italiano. ROMAGNOLI: nella fase iniziale della preparazione sembrava potesse essere più la sua stagione che quella di Marquinhos, visto il precampionato di grande autorità disputato. Al momento, al di là delle prospettive sicuramente rosee, ci si può limitare ad attendere che gli eventi facciano il proprio corso sotto forma di occasioni da sfruttare quando verrà chiamato in causa, per poi ritrovarsi tra qualche tempo (questa è la speranza) con un campioncino in casa per la difesa giallorossa dei prossimi 10 anni. BRADLEY: volenti o nolenti il suo rendimento è stato largamente sufficiente; è un tipo di giocatore che spicca per linearità e che difficilmente ruba l'occhio all'appassionato, ma il suo apporto nell'ambito di un economia di gioco della squadra è assolutamente importante. Il suo è un modo di giocare molto scolastico, ma estremamente dedito alla causa, tanto che i compiti che gli vengono impartiti dalla guida tecnica vengono sempre svolti in maniera evidente; poi si potrà discutere sul fatto che possa essere indispensabile o meno, ma la maniera con la quale ha saputo dare equilibrio alla squadra e la capacità di dare movimento negli spazi (certo non ha la velocità di Florenzi) con tempi apprezzabili fanno di lui in giocatore di sicuro affidamento. Talvolta può andare in difficoltà in fase di palleggio, specie in mancanza di spazi o davanti a fasi di pressing elevate degli avversari, ma la sua capacità di recupero lo mette nelle condizioni di non gravare sulla squadra; nel centrocampo con De Rossi e Pjanic, quello probabilmente più ideale per la squadra, sa essere quello che concorre con Daniele a equilibrare la fase difensiva per poi ripartire negli spazi (in ogni partita va davanti al portiere avversario o a concludere a rete da dentro l'area, dopo un movimento, almeno una o due volte). DE ROSSI: la speranza è che sulla gara col Milan la sua stagione possa aver virato verso felici esiti della sua permanenza a Roma. Passare da giocatore fulcro della manovra enriquiana a sostituto di un giocatore proveniente dalla serie B non deve essere il massimo. Le sue caratteristiche sono note, non avrà la verticalità di Tachtsidis ma il suo apporto è fondamentale per dare equilibrio a una squadra che è tutto tranne un gruppo che non subisce sbandamenti . Il suo posizionamento davanti alla difesa consentirebbe di proteggere, più del greco, una linea difensiva che talvolta perde compattezza per le uscite di Marquinhos e Castan o per i ripiegamenti tardivi degli esterni che, preposti a una spinta continua, non sempre possono essere puntuali nelle diagonali; così la sua capacità di prendere posizione immediata nella linea dei centrali (anche e soprattutto su palla esterna) diventa preziosa nel mantenere solidità e densità difensiva. Diventerà fondamentale decidere entro breve certe gerarchie tecniche perchè da esse passa la seconda parte della stagione dei giallorossi, che difficilmente concederà prove d'appello; ogni punto perso sarà decisivo nello scavare distacchi incolmabili. PJANIC: dopo un oblio vissuto nella prima parte di stagione, ecco riaffiorare la classe e il talento del giovane bosniaco celebrato la scorsa stagione come l'acquisto più importante della gestione Sabatini in rapporto qualità-prezzo. La sua presenza in campo diventa indispensabile nell'alzare ulteriormente il tasso tecnico del centrocampo giallorosso che con la sua qualità diventa imprevedibile per gli avversari, ai quali le sue giocate tolgono tempi e spazi per la fase difensiva. Il suo impiego da attaccante esterno di destra, per quanto possa essere stato tutto sommato soddisfacente, diventa opportuno solo in soluzioni di emergenza o nella gestione di momenti di gare in cui un avversario chiuso soffra le sue invenzioni sull'out opposto a quello dove opera Totti, in quanto le sue giocate nello stretto sono sempre pericolose. La sua fase difensiva non è adeguata, specie in gare dove l'avversario presenta un centrocampo di palleggiatori ai quali non è in grado di portare filtro, consentendo pertanto la manovra e le ripartenze; ecco che quindi diventa fondamentale fornire il centrocampo di interpreti che sappiano integrarsi e colmare le sue lacune compensando il suo scarso peso. Dovrebbe sfruttare molto di più le sue indiscusse capacità balistiche andando più spesso alla conclusione da lontano, oltre a incaricarsi di calci a giro sulla barriera negli ultimi 20 metri, che troppo spesso vengono lasciati alla conclusione di potenza di Totti. MARQUINHO: complessivamente il suo rendimento è soddisfacente se si fa riferimento ai minuti giocati fino a questo momento, laddove si è sempre fatto trovare pronto al subentro a partita in corso. Le sue caratteristiche di incursore, pur sposandosi alla perfezione con quelle richieste a una mezzala di uno schieramento zemaniano, non gli permettono di trovare spazi nell'undici titolare probabilmente per via delle pause che ha, sia in fase difensiva che offensiva, durante la partita quando la disputa dall'inizio. Anche lui dotato di buone capacità balistiche e acrobatiche, potrebbe emigrare altrove al mercato di gennaio per trovare più spazio. TACHTSIDIS: la sua capacità di vedere il gioco tra le linee e in verticale, specie di prima intenzione, togliendo così tempi di gioco agli avversari, è di assoluto livello. E il tutto viene sviluppato all'ennesima potenza quando la squadra gira e i movimenti dei compagni sono puntuali e negli spazi giusti; ma dobbiamo in buona parte relegare a queste poche righe le caratteristiche positive che porta in dote alla squadra, perchè per il resto siamo di fronte a un giocatore per il quale sono più i lati negativi o che comunque condizionano in negativo il rendimento della squadra quando è tra i titolari. La sua protezione alla linea difensiva è pertanto limitata, per lo scarso dinamismo dovuto al fisico e alle movenze macchinose, così come in mezzo al campo rischia spesso di girare a vuoto sul palleggio avversario; inoltre, il fatto di possedere un solo piede forte, lo rende prevedibile nella scelta del fronte d'attacco al momento della ricezione, anche se sa sopperire posizionandosi bene con il corpo. PERROTTA: ormai giunto al termine della sua prestigiosa carriera, ecco un altro professionista attaccato alla maglia che ha saputo farsi trovare pronto. Le doti di incursore che tanto bene seppero sposarsi con il calcio spallettiano rimangono attuali a maggior ragione in quello del boemo, che ha saputo rivalutarlo nonostante non avesse partecipato al ritiro pre-campionato; resta un giocatore da ingresso nei finali di gara, ma più per sfruttare i break e le ripartenze che scardinare difese avversarie abbottonate che non concedono spazi da attaccare (anche se il gol di Siena deporrerebbe a sfavore di tale considerazione). FLORENZI: rivelazione della parte iniziale di stagione, dove ha rappresentato il maggiore interprete del calcio zemaniano sin dal battesimo di fuoco nella vittoriosa gara alla scala del calcio, bagnata con un gol figlio delle sue capacità di inserimento. Resta il centrocampista più importante nel produrre quegli strappi che spaccano in due le linee avversarie e le sue percussioni aprono importanti corridoi ai compagni; in concomitanza con la sosta arriva a rifiatare, anche se l'impressione è che possa diventare più un rincalzo di grande impatto sulla gara che un titolare indiscusso ora che qualche gerarchia nel reparto di centrocampo sembra essere cambiata; resta comunque un giocatore importante per il futuro della Roma. LAMELA: 10 gol senza rigori, l'acquisto più costoso della gestione Sabatini finalmente brilla fulgido nell'universo Roma. Dopo un ritiro e un pre-campionato interlocutorio, con un Nico Lopez (suo alter ego di ruolo) in gol nella gara d'esordio in campionato, è avvenuto l'incredibile cambio di marcia (in tutti i sensi) che lo ha portato a devastare in lungo e in largo ogni schieramento avversario che ha provato ad arginarlo. Le sue percussioni palla al piede sono qualcosa di inarrestabile e gli 1 contro 1 vinti creano superiorità numeriche negli ultimi 30 metri che possono essere sfruttate dai compagni, quando non è lui a incaricarsi della conclusione; il suo sinistro arrotondato disegna traiettorie e, finalmente, i suoi movimenti senza palla scaturiscono in maniera naturale e non più forzata. A Zeman il grande merito di averlo messo in condizione di ricevere non più la palla addosso e di spalle alla porta ma orientato e pronto a tagliare verso la stessa; se uniamo a ciò anche una capacità acrobatica e aerea sviluppata, ci troviamo di fronte al sicuro avvenire del futuro giallorosso dei prossimi 10 anni. OSVALDO: 10 gol (2 rigori), per lui probabilmente il boemo si butterebbe nel fuoco, anche di fronte a episodi deplorevoli o di dubbio valore morale compiuti dallo stesso. In area vive di prepotenza fisica e rappresenta una pecca evidente avere vissuto troppe partite alla larga della stessa alla ricerca di movimenti poco proficui per la squadra e inconsistenti per la profondità della stessa, con l'aggravante di tocchi leziosi e irritanti; riesce a completarsi con tutti i compagni d'attacco compreso Destro, col quale si interscambia volentieri di posizione, in nome anche di un'amicizia e intesa evidente fuori dal campo. Segna in tutte le maniere possibili e le sue doti temperamentali devono essere incanalate verso esempi positivi e favorevoli ai giovani compagni, che deve guidare dall'alto della sua esperienza nonostante abbia solo 26 anni (ma con esperienze significative nei campionati italiano e spagnolo); è un giocatore importante per le fortune giallorosse dei prossimi mesi. TOTTI: ogni aggettivo si spreca tanto è ormai lo spessore che il giocatore e la persona portano alla causa giallorossa; giocatore fondamentale per la squadra che vive e si nutre intorno a lui di geometrie e trame offensive, ma al cospetto di tanta classe è altrettanta la corsa in ripiegamento difensivo sintomatica di una umiltà che deve essere un esempio per tanti giovani. I suoi passaggi filtranti, i suoi cambi di gioco, i suoi fraseggi nello stretto, le sue verticalizzazioni, i suoi colpi di tacco, le sue conclusioni a rete, sono gesti tecnici di una naturalezza che sgorga spontanea dalla fonte del suo talento e della sua grandezza sportiva. Dall'inizio della stagione il suo muoversi alle spalle delle due punte, principalmente sulla zona di centro sinistra del campo (territorio prediletto da sempre, eccetto il periodo spallettiano) ha fatto si che il modulo zemaniano vivesse una rivisitazione del 4-3-3 in un 4-3-Totti-2. La catena di sinistra delle geometrie zemaniane risalta domenicalmente nello schieramento giallorosso in maniera più netta rispetto a quella destra soprattutto per la sua presenza, ma il suo apporto resta paritario in tutte le zone del campo dove si trova a transitare; l'unico con Florenzi sempre presente in ogni gara guida, noblesse oblige, la classifica degli assist (6) della squadra e del campionato alle spalle di Borja Valero. DESTRO: l'attaccante del futuro con Lamela, più gioca con continuità più riesce ad essere incisivo. Bravo a giocare sia spalle alla porta che nell'attacco della profondità e nei tagli, la sua velocità e tecnica mettono costantemente alle corde le difese avversarie; pur preferendo il ruolo di prima punta centrale riesce comunque a essere ugualmente pericoloso sulle corsie esterne. Una certa esuberanza nei gesti tecnici, alla ricerca della rapidità di esecuzione, condiziona talvolta la precisione delle sue conclusioni, ma resta un attaccante moderno completo e un grande merito va a Sabatini e alla proprietà per essere riusciti ad acquisirlo nonostante la concorrenza agguerrita. NICO LOPEZ: un lampo materializzatosi sotto forma di sombrero dentro l'area di rigore che aveva tutti i crismi del potenziale fuoriclasse alla prima gara di campionato, e poi un anticamera che lo ha posto in un limbo dal quale vedremo col tempo quando verrà liberato; un pre-campionato sfavillante sembrava avergli preparato la strada per l'imminente esplosione, ma il boemo non ha ritenuto opportuno dare successivamente un seguito al suo impiego.!

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