martedì 10 maggio 2011

Dieci anni di sfide per la decima coppa..!

Dieci anni di sfide. Dieci anni di scudetti (loro) e sogni rubati (i nostri). Dieci anni di "tituli", ma anche dieci anni di coppe e campioni. Dieci anni di mercato, di scambi, di polemiche, di aiutini e aiutoni. Dieci anni - incredibili - di Roma-Inter. E Inter-Roma, visto che domani sera è a San Siro che si gioca. E’ lì che la Roma, e Montella, sono chiamati a fare la storia. E a prendere la stella per la decima Coppa Italia. Si affrontano le due squadre che più di tutte hanno caratterizzato il nuovo millennio, in particolare gli anni dal 2006 in poi. L’Italia post Calciopoli è stata la loro. Un’Italia diversa, perché diverse sono le loro storie: quella nerazzurra ha preso il posto di quella bianconera in tante cose, dalle vittorie, non sempre limpide, all’arroganza dei suoi protagonisti. Quella giallorossa, invece, è stata una storia fatta di momenti incredibili - chi potrà mai dimenticare l’inno cantato da 10mila romanisti a San Siro al tramonto? - di coppe vinte (e perse) e di campionati scippati: quello del 2008 grida (e griderà sempre) vendetta, quello del 2010 lascia un rimpianto grande così ma una rabbia leggermente minore. Domani è l’occasione giusta per mettersi alle spalle tante delusioni, per rifare la storia nello stadio più magico d’Italia, per zittire, ancora una volta, l’Inter e i suoi seguaci. Difficili, ma non impossibile. Per cominciare, per sapere che si prova, basta ripensare a quel Roma, Roma, Roma di quattro anni fa.
LE PARTITE La Roma non sbanca il Meazza interista dall’agosto del 2007. Un’enormità, se si considera che nelle ultime stagioni spesso i giallorossi sono stati quasi sempre i migliori in campo a San Siro. Il primo che si può raccontare è quello della stagione post scudetto: il 24 marzo 2002 la Roma perde 3-1 al Meazza, ma vale la pena ricordare il gol di Totti che, ricevuta palla da Montella - proprio lui - batte Toldo con una gran girata. L’anno successivo la Roma in casa dell’Inter pareggia 3-3: in gol Cassano e, ancora una volta, Montella. In panchina c’è Capello, mentre il 3 ottobre 2004 c’è Delneri. All’Olimpico termina, ancora, 3-3, ma è una notte che i romanisti ricordano con piacere primo perché la Roma trova la forza di rimontare due gol (domani basterebbero…) secondo perché, sotto la Sud su punizione, Totti realizza in centesimo gol in serie A, terzo perché la rete del pareggio porta la firma di Daniele De Rossi. Colui al quale, domani sera, si chiede di prendere per mano la squadra e condurla alla vittoria. In quell’anno, con Bruno Conti in panchina, Roma e Inter iniziano anche a giocarsi la prima di una lunga serie di finali di Coppa Italia. Non c’è storia: all’Olimpico vincono i nerazzurri 2-0, con Adriano che era ancora uno dei giocatori più forti al mondo, a San Siro mettono la Coppa al sicuro grazie a Mihajlovic.
E’ dalla stagione successiva, però, che gli scontri tra Roma e Inter diventano il pane quotidiano del campionato e della coppa Italia. I giallorossi prendono Spalletti e il 26 ottobre 2005 tornano, dopo una vita, a vincere di nuovo a Milano contro l’Inter: finisce 2-3, in gol vanno Montella e Totti, con il cucchiaio di Francesco che resterà - per sempre - uno dei gol più belli della sua carriera. Standing ovation del Meazza e tutti a casa. Quell’anno, altra finale di Coppa Italia: la Roma, con Totti reduce dall’operazione alla caviglia, pareggia 1-1 all’Olimpico, ma viene sconfitta 3-1 a San Siro. I giocatori della Roma piangono, avranno modo di rifarsi la stagione successiva quando, dopo il 6-2 in casa, perdono 2-1 a Milano, ma conquistano, finalmente, la Coppa. Lo stesso fanno nel 2008, stavolta però a Roma, visto che la finale si gioca all’Olimpico in gara unica. In mezzo, tanto per non farsi mancare niente, anche le sfide in Supercoppa: da ricordare - purtroppo - quella persa 4-3 dopo che la Roma era in vantaggio di tre gol (2006) e quella vinta, nel 2007, grazie a un rigore di De Rossi conquistato da Totti per fallo di Burdisso (che all’epoca, si vede, era già romanista) e a Rosi che tenne palla negli ultimi interminabili minuti. Un’altra sconfitta, sempre in Supercoppa, è quella del 2008 ai rigori, con Mourinho per la prima volta sulla panchina dell’Inter.
MERCATO Per raccontare, quindi, gli scambi di giocatori tra le due formazioni (segno di un rinnovato feeling tra le società) non si può che partire dall’ultimo, cioè Nicolas Burdisso. Arrivato in prestito ad agosto 2009, dopo anni a fare la spola tra panchina e tribuna a Milano, sembrava l’ennesimo oggetto misterioso del mercato romanista. E invece, soprattutto dopo l’arrivo di Ranieri, Burdisso è diventato titolare inamovibile, a discapito di Mexes, convincendo - a suon di grandi prestazioni - la Roma a riscattarlo, dodici mesi dopo, per 8 milioni. L’arrivo a Roma ha cambiato la vita del Bandito, mentre lo stesso non si può dire per Amantino Mancini che, dopo aver fatto fuoco e fiamme per lasciare la Capitale (15 i milioni incassati per il suo addio) è approdato all’Inter - e poi al Milan - dove il campo l’ha visto quasi esclusivamente in televisione. La sua carriera, nonostante gli almanacchi dicano il contrario, è terminata quando ha lasciato Trigoria. Diverso il discorso per quando riguarda Chivu, andato via un anno prima rispetto al brasiliano: lui nell’Inter ha giocato e gioca tuttora, ha vinto e convinto: un gran giocatore, non ci sono dubbi. Lo stesso non si può dire della persona, che prima lascia i romanisti in lacrime e poi, ogni volta che torna all’Olimpico, si diletta in insulti e gestacci. Suo compagno di difesa è Samuel. Ed è persino inutile ricordare quanto sia stato importante per la storia della Roma. Un altro che, invece, avrebbe potuto esserlo, è Diego Milito, più volte a un passo dai giallorossi e che invece ha girovagato per l’Europa prima di diventarne campione con l’Inter. Campione sarebbe voluto diventarlo anche David Pizarro, ma con la Roma: andato via da Milano 5 anni fa, all’inizio neppure troppo convinto (Totti dovette chiamarlo) è diventato tifoso romanista fin da subito. La sua frase «Vogliamo questo maledetto scudetto» è storia.
I FURTI Non avrebbe saputo descriverlo meglio, il Pek, lo stato d’animo dei romanisti. Due scudetti persi sul filo di lana, sempre a vantaggio degli eterni rivali nerazzurri, non si possono scordare. Quello del 2008 fa malissimo ancora oggi: una stagione in cui la Roma, a Catania, è stata campione d’Italia per mezzora, prima che una doppietta di Ibrahimovic a Parma le strappasse il tricolore dalle maglie. Sarebbe stato sacrosanto avercelo: a decidere il campionato, senza se e senza ma, gli aiutini (o aiutoni) dati all’Inter durante tutta la stagione. Qualche esempio: Inter-Atalanta, 2-1, secondo gol di Cruz irregolare; Inter-Parma, 3-2, Gervasoni concede all’Inter, in pieno recupero, un rigore inesistente per un fallo di mani di Couto mai avvenuto; Siena-Inter 2-3, concesso un penalty ai nerazzurri per un fallo inesistente su Cruz, così come Tagliavento, in Inter-Empoli, assegna il rigore decisivo per un fallo di mano di Vannucchi che non era fallo di mano. Ed è meglio fermarsi qui. E citare, visto che anche questo fa male, lo scudetto perso un anno fa. Su tutti: Roma-Sampdoria. La Roma si divora l’impossibile - è vero - ma ad arbitrare c’era Damato di Barletta, tifoso dell’Inter. Tu chiamale, se vuoi, coincidenze. Con buona pace di Mourinho, venuto a festeggiare la Coppa Italia, poche settimane dopo, di nuovo qui all’Olimpico. Coppa Italia da cui, per concludere, la Roma viene eliminata nella stagione 2008-2009 proprio dai nerazzurri che, in gara unica a Milano, vincono 2-1 con un rigore netto non assegnato a Vucinic e un gol di Ibra nato da un assist di Samuel in netto fuorigioco. L’arbitro? Lo stesso di domani sera. Si chiama Orsato.
RIVINCITE Per tutti i motivi appena detti, e anche per tutti quelli non scritti, ma che sono nel cuore di ognuno, domani la Roma a San Siro deve rimontare. E vincere. Perché il passato non si dimentica. Ma il futuro è adesso. La storia chiama..!

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